Tra le vittime anche tre bambini. Le partenze verso l’Italia aumentate del 156 per cento nel 2020.

 

Man mano che li ripescano, portano i poveri corpi gonfi e martoriati all’ospedale di Sfax, in Tunisia. E dai sacchi neri vengono fuori uno dietro l’altro corpi di donne e bambini: ben 25 sui 34 finora recuperati.

E’ una nuova strage delle donne quella i cui contorni si stanno più chiaramente delineando a tre giorni dal naufragio di un’imbarcazione al largo dell’arcipelago delle Kerkhennah vicino Sfax a poche miglia dalla costa tunisina. Ventidue donne, una delle quali a fine gravidanza, tutte di origine subsahariana e tre bambini di età intorno ai 3-4 anni. Solo nove i corpi di uomini tra cui quello di un tunisino di 48 anni che sarebbe stato al timone dell’imbarcazione rovesciatasi.

Secondo le prime testimonianza sul barcone naufragato lunedi erano partiti i 53. Migranti messi in mare da quell’organizzazione libico-tunisina che ormai da alcuni mesi fa arrivare via terra al confine con la Tunisia carovane di persone già detenute nei lager libici per farli partire verso l’Italia su barche di legno guidate da tunisini. Spesso a bordo trovano posto anche giovani tunisini che pagano a metà prezzo rispetto ai subsahariani il passaggio verso l’Europa.

Da gennaio ad oggi le partenze dalla Tunisia verso l’Italia sono aumentate del 156 per cento secondo dati dell’Alto commissariato per i rifugiati dell’Onu.

E molti sarebbero i bambini che partono anche dalla Libia come testimoniato dall’Oim che ancora ieri ha rivolto un appello affinchè l’Europa trovi una soluzione che ponga fine all’intercettazione dei migranti in mare da parte delle motovedette della guardia costiera libica che ancorta ieri ha riportato in Libia 200 persone tra cui appunto diversi bambini.

 

Fonte: Repubblica