Il rapporto della fondazione Leone Moressa: “Tornano ad aumentare gli sbarchi, dopo il brusco calo del 2017. Al 21 agosto sono 17.264, più di quelli di tutto il 2019, ben lontani però dal picco di quattro anni fa”. Crollano le domande d’asilo accolte, rallentano i rimpatri, pochi i permessi di soggiorno rilasciati

Italia fabbrica di irregolari. Il nostro Paese è entrato in una spirale perversa. Aumentano gli sbarchi, pur mantenendosi molto lontani dai record di quattro anni fa. Crollano le domande d’asilo accolte. Restano al palo i rimpatri. Risultato inevitabile: nonostante la recente sanatoria, cresce il popolo dei migranti invisibili. Non solo. L’Italia è avarissima anche nella concessione di permessi di soggiorno per lavoro.

Riprendono gli sbarchi. A fotografare la criticità cronica del nostro “governo dell’immigrazione” è uno studio della fondazione Leone Moressa. «Nel 2020 – scrivono i ricercatori – gli sbarchi nel Mediterraneo sono tornati ad aumentare, dopo il brusco calo avviato a metà del 2017. Al 21 agosto, gli sbarchi del 2020 sono 17.264, più di quelli di tutto il 2019, ben lontani però rispetto ai picchi del 2014 (170 mila) e del 2016 (181 mila). Va ricordato, inoltre, che nel periodo 2010-2019 la Grecia ha registrato quasi il doppio degli arrivi rispetto all’Italia».

Crolla l’asilo. «Dopo i picchi del 2016 e 2017, le richieste d’asilo sono calate drasticamente nel 2018 e sono ulteriormente diminuite nel 2019, arrivando a quota 35mila. Fino al 2014, l’Italia aveva un tasso di esiti positivi delle domande d’asilo più alto rispetto alla media Ue (addirittura 80% nel 2012). Dal 2015 la percentuale di domande accolte si è abbassata notevolmente. Nel 2019 si registra un ulteriore calo, a seguito dell’inasprimento della normativa col “decreto Salvini”».

Rimpatri a rallentatore. «I rimpatri di migranti irregolari sono rimasti costanti (aumentando la presenza irregolare sul territorio). I rimpatri sono stati circa 6 mila nel 2019, un quarto degli irregolari individuati sul territorio, a cui si aggiungono meno di 10 mila persone respinte alla frontiera (principalmente agli aeroporti)». E così, «la diminuzione delle domande d’asilo accolte, senza un aumento dei rimpatri, ha determinato un inevitabile aumento della presenza straniera irregolare, stimata intorno a 600mila persone».

Pochi permessi. «Infine, va considerato che gli arrivi di migranti irregolari sono strettamente legati all’apertura o meno di canali di ingresso legali. Nel 2019 l’Italia è in ventesima posizione in Europa per numero di permessi di soggiorno per motivi di lavoro (circa 11 mila), addirittura dietro a Malta e Irlanda. Sui 176 mila permessi rilasciati, solo il 6,3% infatti è per lavoro. La quota maggioritaria (57,4%) è invece quella dei permessi per ricongiungimento familiare. Situazione ben diversa nel resto d’Europa, dove sono soprattutto i Paesi dell’Est, tra i più chiusi sul fronte dell’accoglienza dei profughi, ad accogliere migranti economici».

Crescono gli irregolari. Concludendo, secondo i ricercatori della fondazione Leone Moressa, «negli anni in cui gli sbarchi erano ridotti a seguito degli accordi con la Libia, l’Italia non è riuscita a risolvere le criticità strutturali del sistema di accoglienza. L’inasprimento della normativa sul diritto d’asilo, con l’abolizione della Protezione umanitaria, non è stato accompagnato da un aumento dei rimpatri dei migranti irregolari, determinando così un aumento della presenza irregolare. Al tempo stesso, l’Italia è tra i Paesi europei più chiusi dal punto di vista degli arrivi di immigrati per lavoro».

 

Fonte: La Repubblica