Il nostro è un doposcuola specialistico, dove, quotidianamente educatori, tutor e psicologi si mettono al fianco delle famiglie e dei ragazzi per aiutarli ad affrontare la difficile sfida dell’istruzione in una scuola che non sempre sa adeguarsi a chi ha un Disturbo dell’Apprendimento. E così ogni giorno circa 50 ragazzi seguono il loro percorso fatto di potenziamento, metodo di studio, organizzazione per imparare a diventare autonomi e comprendere quali sono i modi propri per apprendere e imparare. In tanti anni di lavoro, sia con i ragazzi che con le loro famiglie, ho/abbiamo imparato che prima di tutto è fondamentale lavorare sull’autostima, sulla capacità di sentirsi adeguati e capaci anche quando tutti ti fanno capire che non è così, che sei diverso, inferiore. Poi la scuola chiude, gli insegnanti non si sentono e non si vedono: panico! E noi continuiamo ad essere lì, iniziamo a igienizzare mani, tavoli, sedie, pc. Iniziano ad arrivare i primi compiti e le prime lezioni on line, ovviamente fatte per chi NON ha un Disturbo dell’Apprendimento. E noi siamo lì a cercare di riadattare, di digerire queste lezioni, di ascoltare e aiutare a capire, di trovare ancora una volta un modo nuovo. Poi chiudiamo. Ecco che inizia a dilagare il panico, sia nelle famiglie che tra i ragazzi, come faccio, come facciamo? Certo, noi siamo evoluti, siamo capaci di utilizzare la didattica on line, di esserci anche quando c’è una distanza fisica che non permette di essere lì al fianco dei ragazzi ma… Ma come fai se hai difficoltà di attenzione a seguire una lezione a distanza? Ma come fai a capire i tuoi errori con una correzione da remoto? Ma come fai se non hai in casa un pc ma solo il cellulare? Ma come fai se anche i tuoi genitori hanno le tue stesse difficoltà e non ti possono aiutare? Fai una scelta: non buttare al vento tutto il lavoro fatto fino ad oggi, e così ti inventi i tutorial di ripasso e potenziamento e li invii, apri uno sportello telefonico con l’operatore di riferimento, apri uno sportello telefonico di ascolto per i genitori e speri che prima o poi questo periodo passi e si possa riprendere il filo del discorso là dove lo abbiamo dovuto interrompere.