La nuova idea del governo Meloni è quella di espellere dai Centri di accoglienza straordinari i migranti che hanno una soglia di reddito che parte da 6.000 euro annui lordi, cioè anche coloro che sono presenti “regolarmente” a tutti gli effetti sul territorio italiano ma sono ben lontani dal poter pagare un affitto per un’abitazione appena dignitosa. A Torino la protesta per il diritto all’abitare

La soglia di povertà relativa, ovvero i poveri che sono tali anche se percepiscono un reddito è, secondo l’Istat, di oltre 600 euro netti al mese.

Queste persone, regolarmente presenti (se non lo fossero non sarebbero in accoglienza) e che lavorano (sennò non percepirebbero reddito), si trovano espulse dal CAS, messe letteralmente in mezzo alla strada in 24 ore. Il CAS riceve l’ingiunzione di espulsione con l’ordine di espellere la persona immigrata entro le 24 ore.

E’ di tutta evidenza che una persona che percepisce meno di 500 euro al mese netti non può che vivere in condizione di grave disagio.

Una persona, incolpevolmente espulsa dal sistema di accoglienza, si trova – letteralmente da un giorno all’altro – nella condizione di persona senza dimora e si troverà con notevolissime probabilità a perdere la residenza, con tutto ciò che ne consegue. Lasciamo al lettore il giudizio sull’etica di questa decisione.

L’emergenza abitativa è un problema gravissimo e ampiamente denunciato per gli autoctoni, l’aumento della platea di italiani sotto la soglia della povertà relativa aumenta di anno in anno. Problema che però in questo contesto si complica esponenzialmente perché agli immigrati, anche con reddito adeguato, è difficilissimo che vengano affittate delle abitazioni. E’ di tutta evidenza che si riverserebbero su Torino gran parte degli espulsi dai CAS della provincia.

In pratica viene creato un problema per la cittadinanza per poi, la narrazione non è certo cambiata, dire che c’è il problema e che è colpa delle persone immigrate che vagabondano per la città.

La patata bollente ricadrebbe su Lo Russo. Torino già patisce i disservizi dell’ufficio stranieri della Questura, ora si troverebbe a gestire anche un problema causato dalla Prefettura. Se il Comune non agisce nei confronti della Prefettura per gestire il più possibile questa situazione, Torino vedrà aumentare sensibilmente il numero di persone senza dimora da gestire, con tutto ciò che ne consegue.

Per i “più fortunati” si aprono, come denunciato negli interventi: “Le porte delle mafie e dei vari sfruttamenti abitativi  che ci sono in questa città. Parliamo di Molino comproprietario di centinaia di alloggi, interi stabili che vengono affittati a stranieri. Alloggi in condizioni drammatiche, senza riscaldamento, in pessime condizioni igieniche. Questa situazione è conosciuta dalla Prefettura e dal Tribunale. Se si mandano persone via dai CAS dall’oggi al domani, potranno cadere nelle mani di Molino e dei tanti “Molino”, di tanti colori e nazionalità, che ci sono in questa città e che continueranno a lucrare grazie ad una situazione creata da un’istituzione”.

Per denunciare tutto questo si è svolto mercoledì 17 maggio, nel pomeriggio, davanti alla Prefettura, un presidio convocato dal Coordinamento Migrazioni Torino. Una delegazione del coordinamento, con delle proposte concrete,  è stata ricevuta in Prefettura alle 16:30, il colloquio è durato poco meno di un’ora.

Presenti al presidio esponenti di  Sinistra Italiana, Sinistra Anticapitalista e Unione Popolare.

 

Fonte: Benvenuti Ovunque