Lo scorso 13 giugno la prima sezione civile del Tribunale di Milano ha condannato Editoriale Libero, riconoscendo la portata diffamatoria del contenuto di un articolo pubblicato nel 2017 dal titolo: “Turpe speculazione. Elenco dei papponi che si arricchiscono con la tratta dei neri. Nel 2016 fatturati miliardari per coop ed associazioni cattoliche”.

Il testo, che faceva riferimento in modo particolare all’accoglienza di persone richiedenti asilo, era corredato da una tabella in cui si citava esplicitamente, tra le altre, la cooperativa Intrecci che ha deciso di ricorrere in giudizio.

Il giudice, nel dispositivo della sentenza, ha riconosciuto che il titolo del quotidiano di cui è direttore editoriale Vittorio Feltri ha volontariamente ricercato l’offesa gratuita nei confronti di chi “lecitamente percepisce contributi per lo svolgimento di essenziali attività d’assistenza”.

Purtroppo il Tribunale non ha riconosciuto la sussistenza di molestia razziale ex art. 2 d.lgs. 215/2013 secondo cui costituiscono discriminazione “quei comportamenti indesiderati, posti in essere per motivi di
razza o di origine etnica, aventi lo scopo o l’effetto di violare la dignità di una persona e di creare un clima intimidatorio, ostile, degradante, umiliante od offensivo”.

Il Giudice ha comunque accolto parzialmente il ricorso, riconoscendo la diffamazione a mezzo stampa, e ha ordinato alla testata giornalistica “la deindicizzazione dell’articolo dai motori di ricerca” nonché il risarcimento di un danno pari a 25.000 alla ricorrente .

 

Fonte: ASGI