Lo scorso fine settimana siamo stati a Padova per l’inaugurazione di “Padova, Capitale europea del Volontariato per il 2020” dove è intervenuto il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Riportiamo il suo bell’intervento:

 

“Rivolgo il saluto più cordiale al Presidente del Senato, al Ministro D’Incà, al Presidente della Regione Veneto, al Sindaco di Padova e con lui a tutti i padovani.
Vorrei salutare anche gli altri Sindaci presenti, con un saluto ai loro concittadini.
Un saluto e un ringraziamento all’orchestra e al coro.
Un saluto a questa meravigliosa sala di volontariato, a tutti voi e a tutti coloro che, come voi, operano ogni giorno con grande generosità.
Saluto e ringrazio molto Gabriella Civico, Emanuele Alecci e Stefano Tabò, che hanno dato voce al ricco e prezioso mondo del volontariato e da oggi – per tutto il 2020 – saranno tra gli animatori di questo grande laboratorio di solidarietà e di cittadinanza consapevole e attiva che si svilupperà qui a Padova.
Padova, Capitale europea del Volontariato.
Si tratta di un prestigioso riconoscimento alla città, alla sua cultura di solidarietà, alla storia di donne e uomini che hanno lasciato tracce preziose; e aperto strade su cui altri hanno potuto poi camminare.
Al tempo stesso è una responsabilità, un impegno che Padova assume affinché questi mesi non si limitino alla pur legittima celebrazione di tante positive esperienze, ma rappresentino un avanzamento per l’intero Paese, una stagione di crescita collettiva italiana.
Il volontariato è una energia irrinunziabile della società. Un patrimonio generato dalla comunità, che si riverbera sulla qualità delle nostre vite, a partire da coloro che si trovano in condizioni di bisogno, o faticano a superare ostacoli che si frappongono all’esercizio dei loro diritti.
La generosità espressa dai volontari è frutto di una scelta della persona, messa di fronte a sfide e, talvolta, emergenze che la vita delle famiglie e delle comunità ci presenta.
Sono gli angeli del fango di Firenze nel 1966, gli alpini del terremoto del Friuli dieci anni dopo e di tutte le altre catastrofi che si sono succedute nel nostro Paese.
Sono i volontari degli antincendi boschivi, quelli dei diversi corpi di soccorso, i volontari del sangue, quelli che operano a sostegno delle persone vulnerabili.
Persone accanto ad altre persone, che vivono e sviluppano il senso della comunità, appunto, il senso dello “stare accanto”.
Commette un errore chi pensa che l’impegno volontario, e i valori che esso trasmette, appartengano ai tempi residuali della vita e che non incidano sulle strutture portanti del nostro modello sociale.
Al contrario, la dimensione della gratuità, unita alla responsabilità civica e a un forte desiderio di condivisione, produce riflessi e crea interrelazioni con ogni altro ambito della vita sociale.
I volontari sono diventati, in questi decenni, veri e propri corpi intermedi della Repubblica, pronti all’intervento di urgenza, impegnati nelle ricostruzioni delle lacerazioni patite dalle popolazioni, delle ferite presenti nel nostro tessuto sociale – e alle quali non sempre le istituzioni riescono a porre rimedio – nella gestione e nel perseguimento di obiettivi di sostenibilità ambientale.
Avete scelto un tema – “Ricuciamo insieme l’Italia” – che contiene significati profondi e che ha valenza di progetto per il futuro.
Trasformazioni impetuose stanno cambiando luoghi e spazi della vita civile, della comunicazione tra le persone, delle stesse relazioni tra le persone.
Il donare volontariamente il proprio tempo, il proprio impegno, le proprie capacità mantiene un ruolo cruciale per la fiducia nel futuro, nel recupero di quel che di buono si è espresso nel corso del tempo, per la ripresa della vita.
Parliamo di valori antichi, ma sempre attuali. La gratuità; il dono di sé; il disinteresse; la condivisione. E, naturalmente, la costanza nell’azione.
La continuità è un tratto essenziale del volontariato, che non intende essere occasionale; perché da tempo le molteplici anime del volontariato italiano hanno preso coscienza che la loro opera non è soltanto riparatrice.
La passione sconfigge l’indifferenza. Quell’indifferenza che inizia nei confronti delle difficoltà e delle sofferenze degli altri e che, nella storia, è giunta a manifestarsi cinicamente persino in presenza di crudeli persecuzioni. Quell’indifferenza cui ebbe a ribellarsi Padre Placido Cortese.
Il volontariato sa esprimere questa passione sia nella quotidianità della prevenzione e del sostegno sia nei momenti eccezionali delle emergenze.
L’Italia è ricca di solidarietà. Lo è il Veneto. Il volontariato ha radici antiche e profonde nel nostro Paese, nelle molteplici tradizioni culturali che esso presenta.
Padova ne rappresenta una punta avanzata e ha conosciuto grandi testimoni del volontariato italiano.
Citarne solo alcuni rischia di essere insufficiente.
Ma sono nomi importanti, già pronunciati in questa giornata, divenuti esempio per la loro azione generosa e coerente, ma anche per le riflessioni che ci hanno lasciato e per quelle che sono stati capaci di suscitare.
Rammento bene la mia visita a Padova per l’evento di tre anni fa del Cuamm, nel nome di don Luigi Mazzucato e Francesco Canova.
È stato ricordato Monsignor Giovanni Nervo, padre della Caritas italiana, e poi della Fondazione Zancan: con lui ha lavorato a lungo un altro padovano mite e instancabile, Monsignor Giuseppe Pasini.
Per loro, e per tanti intorno a loro, carità e giustizia sono sempre state un binomio inscindibile e l’aver posto al centro del loro impegno il contrasto alla povertà ha aiutato tutto il volontariato italiano a sentirsi costruttore incessante di quella solidarietà sociale che è iscritta nei principi di fondo della Costituzione repubblicana.
Il volontariato è votato alla fratellanza e alla pace.
Per sua natura è portato ad alzare lo sguardo oltre i confini del proprio borgo, della propria regione, del proprio Paese, per guardare all’umanità.
Il volontariato nasce per compiere gesti concreti di solidarietà, e cresce per tendere costantemente a farsi propulsore, ovunque è possibile, dei diritti delle persone e delle comunità.
In questi percorsi sono stati battistrada due personalità legatissime a Padova: Antonio Papisca, giurista e uomo di pace; Tom Benetollo, che si è speso per la distensione, l’accoglienza, l’integrazione.
Numerosi affluenti formano il grande fiume del volontariato. Pluralismo e autonomie sociali sono fonti sempre attive di libertà, di passione civica, di cittadinanza autentica.
Achille Ardigò, autore di importanti studi sul volontariato, sosteneva già negli anni Ottanta che è impossibile definire una volta per tutte questa realtà multiforme, essendo la sua caratteristica fondamentale quella di trasformarsi per rispondere tempestivamente alle nuove domande e ai bisogni che via via emergono nella società.
Oggi parliamo di una realtà molto complessa e variegata, che dà ragione di questo costante dinamismo.
All’impegno dei volontari si è affiancata un’ampia gamma di opere e attività che chiamiamo Terzo Settore.
Una realtà che in gran parte attualizza i principi originari, e spesso li integra con forme nuove, portando nel mercato le imprese sociali, toccando e rimodellando i servizi del Welfare, offrendo anche inediti percorsi professionali e lavoro a chi vive condizioni di emarginazione.
È bene, naturalmente, prestare attenzione affinché queste nuove sfide non alterino ma, anzi, potenzino i valori costitutivi dell’impegno volontario.
La generosità e il calore dell’amicizia.
La passione per la vita.
L’attenzione al bisogno.
La cura del bene comune.
Peraltro, tuttavia, alle nuove sfide non ci si può sottrarre.
Sta emergendo un’economia civile, costituita da un campo di forze molteplici, che può contribuire a definire un equilibrio migliore tra mercato, ambiente ed equità sociale, e può dare un apporto importante nella prospettiva della sostenibilità.
L’augurio – in questo anno – è che si proceda nell’attuazione della legge sul Terzo settore, coinvolgendo i protagonisti, assicurando una piena collaborazione tra i diversi livelli istituzionali, favorendo la partecipazione e il sostegno – anche economico – di una più vasta platea di cittadini, i quali non perdono occasione di dimostrare interesse, favore e coinvolgimento per la solidarietà che si organizza.
Il valore che voi producete – e che rappresentate – è inestimabile.
A questo impegno collettivo può essere d’aiuto il Servizio civile universale, che coinvolge ogni anno decine di migliaia di giovani, consentendo loro di fare utili esperienze e di sviluppare il talento in forme di impegno civico e solidale.
Il Servizio civile universale può dare una mano a “ricucire”: per questo confidiamo che possa ridursi lo scarto tra le richieste dei giovani e i posti che si renderanno disponibili.
Scriveva Luciano Tavazza, pioniere anche lui del volontariato in Italia e costruttore delle prime reti connettive tra le varie esperienze: “La nostra utopia è di cercare insieme quanto è possibile e non è ancora stato inventato per umanizzare la società in cui viviamo”.
Questa utopia è ancora attuale e ci consegna una grande energia.
I volontari che la interpretano e la esprimono sono anche testimoni.
Per questo hanno una forza culturale, formativa, educativa.
Ai giovani si parla anche attraverso gli esempi e la coerenza dei comportamenti.
E parlare ai giovani, coinvolgerli, renderli responsabili è lungimiranza.
Parlando di testimonianza, desidero ribadire qui l’apprensione per le sorti di Silvia Romano, la giovane rapita in Kenia mentre svolgeva la sua opera generosa di solidarietà e di pace.
Da Padova-Capitale non può mancare per lei il nostro pensiero, che si unisce al costante impegno delle istituzioni per ottenerne la liberazione.
Buon 2020 a Padova, ai suoi cittadini, a tutti i volontari d’Italia e d’Europa.
È un augurio che si riflette sull’intero Paese e sull’intero continente europeo. Per questo dico: grazie per ciò che fate!
Voi contribuite a rendere migliore l’Italia e a presentare una prospettiva di autentica crescita civile in tutta Europa. Auguri!”