L’Assemblea Antirazzista di Trento in questi giorni ha raccolto preoccupate testimonianze di richiedenti asilo ospiti nei centri di accoglienza presenti in Trentino. Contestualmente ha inviato una lettera a Provincia e Commissariato del Governo chiedendo pubblicamente quali misure siano state attuate per salvaguardare la salute e diminuire la possibilità di contagio fra gli ospiti delle strutture di accoglienza per richiedenti asilo e rifugiati.

L’Alto Commissariato dell’Onu per i rifugiati e dell’Unicef lanciano un appello ai Paesi colpiti dalla pandemia perché non siano discriminate le fasce più deboli delle società e dimenticati gli ultimi. “L’epidemia rappresenta – sottolinea l’UNHCR – una sfida globale, da affrontare assicurando solidarietà e cooperazione su scala internazionale”. Per questo motivo la risposta “deve includere e concentrarsi sulle esigenze di ogni singolo individuo, compresi quanti sono costretti a fuggire dalle proprie case”.

La scorsa estate l’Assemblea Antirazzista aveva denunciato, attraverso un’iniziativa pubblica, la grave situazione di sovraffollamento e mancanza di igiene in cui, a causa dei tagli ai servizi destinati all’accoglienza e alla scelta di smantellare le strutture diffuse sul territorio, versa la residenza Fersina.

In questo specifico momento storico, in cui i provvedimenti ministeriali e locali di contenimento del virus Covid-19 precludono l’accesso dei volontari alla Fersina e impediscono l’offerta di servizi esterni – come lezioni di italiano – che permettevano di avere contezza sul grado di abitabilità della residenza, ci chiediamo, e chiediamo pubblicamente all’amministrazione provinciale e al commissariato del Governo: quali misure sono state ad oggi attuate per salvaguardare la salute e diminuire la possibilità di contagio fra gli ospiti delle strutture di accoglienza per richiedenti asilo e rifugiati?

Il recente caso di positività al Coronavirus verificatosi in un centro di accoglienza di Milano rende evidente e necessario che le istituzioni provinciali e gli enti gestori dei centri si muovano nel breve termine per prevenire e contenere eventuali contagi: sia con screening sanitari costanti che con provvedimenti atti a diradare le presenze nelle camere.

Le notizie che ci pervengono dai contatti telefonici con alcuni degli ospiti della Fersina sono allarmanti: le condizioni igienico sanitarie sono tornate al livello della scorsa estate; mancano i necessari controlli sulle condizioni di salute delle oltre 250 persone costrette a condividere gli spazi; non vengono effettuati interventi né di manutenzione nè di ripristino dei servizi igienici al momento inutilizzabili; unico presidio sanitario di cui siano a conoscenza gli ospiti della residenza è il dispenser di sapone igienizzante posto nell’atrio di ingresso.

Quanti di noi sono impegnati in attività di volontariato, a contatto con persone migranti e richiedenti asilo, lo fanno nel rispetto delle misure predisposte a livello nazionale atte a limitare e contrastare la diffusione del virus, coscienti della gravità del momento e della necessità di salvaguardare soprattutto le persone più fragili. Chi non ha una dimora, come chi ne ha una imposta, non può essere abbandonato in condizioni igienico sanitarie che mettono a rischio l’incolumità personale oltre che pubblica. Chiediamo quindi alle autorità comunali e provinciali che si facciano carico della tutela della salute di tutte le persone che vivono, a qualsiasi titolo e in qualsiasi condizione, sul nostro territorio.

Di fronte al richiamo alla solidarietà verso i più fragili, che sono contestualmente i soggetti più esposti, non possiamo permettere che si facciano differenze tra chi riesce ad accedere a servizi conformi ai principi sanitari imposti dall’emergenza e chi ne è totalmente escluso.

Il virus, senz’altro democratico, sta colpendo cittadini e cittadine indipendentemente dalla loro provenienza e/o classe sociale di appartenenza.

Le disuguaglianze della società moderna si stanno delineando prepotentemente. In questa situazione eccezionale, l’unica cosa che potrà fare davvero la differenza per tutta la comunità trentina sarà, invece, la presa in carico immediata e egualitaria della salute dei più svantaggiati, come del resto della collettività, da parte delle autorità a cui rivolgiamo questo appello

Il coronavirus ci impedisce la mobilità, ma non la doverosa tutela dei più svantaggiati.

 

Fonte: Progetto Melting Pot Europa