Se pensiamo a noi stessi ognuno ha chiaro cosa sia l’autostima, ma se proviamo a definirla la cosa si complica.
Per non perderci possiamo prendere spunto dal “Dizionario di psicologia” di Umberto Galimberti, che la definisce come “Considerazione che uno ha di se stesso”.
Questa non è qualcosa che ereditiamo a livello genetico, bensì il risultato di un processo di sviluppo che inizia in tenera età e che continua per tutto l’arco della vita. In questo processo il concetto di autostima si intreccia con un altro concetto, meno complesso ma fondamentale: lo scaffolding. Tale parola in italiano si traduce con “impalcatura” e viene usata in psicologia dello sviluppo per indicare il supporto che il genitore dà al bambino per accompagnarlo, sostenendolo, nel suo percorso di crescita. Un po’ come le ruotine montate sulla nostra prima bicicletta: servono a non farsi
male, poi si va da soli.
Tale “impalcatura” ci aiuta a crescere e ad apprendere senza essere soggetti ad un livello di fallimenti tale da farci desistere dai nostri tentativi. E non serve solo ai bambini. Pensiamo agli adolescenti: qui le abilità da apprendere sono più complesse rispetto all’infanzia e lo scaffolding non è costituito più solo dall’aiuto degli adulti, ma anche da quello offerto dal gruppo dei pari.
E non è finita qui. Chi sta a contatto con persone anziane sa bene come abbiano bisogno di “impalcature” per sostenersi: persone care con cui condividere esperienze, qualcuno da aiutare per non perdere la percezione della propria utilità ed efficacia, familiari o professionisti che li supportino. Insomma, una comunità a cui appartenere. Credo, oggi soprattutto, sia importante quest’aspetto: nessuno di noi riesce a crescere e a vivere in maniera sana senza l’amorevole supporto dell’altro. Nessun essere umano è un’isola.

Credo sia importante ricordarcelo.

Alessio Piu
Psicoterapeuta di Sintra Onlus