In occasione della Giornata della Memoria riproponiamo le parole della senatrice Liliana Segre che, ormai due anni fa, ricordava le analogie tra la deportazione e le recenti tragedie dell’immigrazione.

La senatrice a vita torna a parlare del dramma della Shoah, confrontandolo con la tragedia migranti: “Respinti come me e mio padre, ebrei a varcare la frontiera nella notte e nella neve”

Nel Giorno della Memoria, la senatrice a vita Liliana Segre, superstite dell’Olocausto e testimone dei campi di concentramento, torna a parlare della persecuzione nazista sulle pagine de Il Mattino. In una densa intervista, la senatrice ha affermato che oggi più che mai è importante non dimenticare, mantenendo sensibilità di fronte alle tragedie. Più volte alla senatrice Segre è stato chiesto se veda similitudini tra il dramma dei migranti e quello dell’Olocausto.

“Vedere altri che vengono respinti mi fa venire in ente quando, con la mano in quella di mio padre, nella notte e nella neve tentammo di attraversare la frontiera con la meravigliosa Svizzera che ci respinse e ci riconsegno all’Italia […] Mi rifiuto di accettare che la nostra democrazia che ci è costata tanta sofferenza sia sporcata da leggi che colpiscono le popolazioni nomadi.”

Liliana Segre continua, specificando qual è la più grande somiglianza che scorge tra il respingimento dei migranti e la persecuzione nazista

“Quando vengono compiute violenze, ci sono sempre modalità analoghe. Ma c’è una cosa che, a differenza di altri, trovo identica ad allora: il distacco, il disinteresse collettivo verso persone che, pur con storie diverse, decidono di mettere pochi oggetti in valigia, lasciare le proprie case e lasciarsi alle spalle la vita intera, la propria città, pur sapendo di rischiare la morte, di farla rischiare ai figli piccoli […] Va sottolineata l’analogia tragica dell’indifferenza e bisogna aiutare gli italiani a respingere la tentazione di voltarsi dall’altra parte.”

E quando le ricordano come, ancora oggi, il negazionismo e l’antisemitismo imperversino in Europa, la Segre risponde:

“Come vuole che si senta una che, come me, è passata attraverso il male assoluto? E dire che, dopo la guerra, mi ero illusa di vivere una vita di pace in un’Europa tranquilla. Però, quando incontro i giovani, non parlo di odio né di vendetta, ma cerco di raccontare la mia vita, di parlare di speranza e futuro.”

Fonte: Huffington Post