Era una notte buia e tempestosa… e la questura non rispondeva.
«Adele, avrei bisogno che mi rinnovassi il permesso di soggiorno perché il mio capo vuole rinnovarmi il contratto».
Ah, ma quindi tra la richiesta di asilo e il riconoscimento o meno dello status i beneficiari hanno i documenti? Dunque, possono avere un lavoro regolare? Mentre mi interrogo, mi si illuminano gli occhi, manco avessi fi umi di off erte di lavoro ogni giorno.
Mi dirigo verso Rachid, pronta a far partire la caccia al lavoro.
Dietro una pila di scartoffie che pare una delle Colonne d’Ercole, il monitor costantemente sul sito della polizia di stato e una serie di telefoni che suonano, c’è lui, l’uomo del legale. Una figura mitologica che si occupa di tutti gli aspetti legali che riguardano i nostri beneficiari. Si parte dalla vera e propria domanda d’asilo, passando per il rinnovo dei permessi di soggiorno, per arrivare, infine, alla preparazione alla Commissione e alla gestione dei ricorsi in caso di diniego della domanda d’asilo.
L’uomo che si interfaccia con la Questura.
Quindi, non ho capito, loro fanno domanda per avere un permesso di soggiorno, ma già ce l’hanno mentre stanno da noi.

Aspetta Adele, non correre.

«La prima cosa che si fa quando la prefettura manda dei ragazzi nuovi è prendere un appuntamento in questura per fare un primo documento di riconoscimento, il cosiddetto C3, un documento con le generalità della persona in questione e una prima fotografia del tragitto che ha percorso per arrivare sin qui. Insieme a questo viene rilasciato un altro foglio, chiamato attestato nominativo, un documento di riconoscimento che certifica la presa in carico da parte dello stato italiano della richiesta d’asilo di questa persona».
Ma quanto vale questo attestato?
«Tutti i permessi di soggiorno che vengono dati ai ragazzi prima che gli venga riconosciuto o meno lo status hanno durata di 6 mesi ciascuno».
Ah, ma quindi oltre questo attestato ci sono altri permessi?
«L’attestato nominativo è il primo documento che viene consegnato al ragazzo, ha validità di 6 mesi, dopodiché bisogna far la richiesta in questura per la ricevuta. Non sai cos’è? Te la mostro subito».
Guardo questo foglio di carta blu che ha l’aspetto di un buono pasto, con la differenza che su questo c’è la foto del beneficiario, un codice identificativo e la scritta CARTACEO. Cosa significherà.
Ma torniamo a noi, cosa succede quando scade la ricevuta?
«Quando scadono i 6 mesi della ricevuta, bisogna andare in corso Verona 3 a ritirare il permesso giallo. Un altro permesso di soggiorno della validità di 6 mesi. Quando questo scade si rifà
la ricevuta, e così via. Si alternano una ricevuta e un permesso giallo, una ricevuta e un permesso giallo,…».
Tutto questo però fi no a quando non ottengono lo status.
«Ricordi che prima sulla ricevuta hai letto cartaceo? Ecco, quello significa che quella ricevuta ha scadenza di 6 mesi ed è un permesso provvisorio. Quando i beneficiari ottengono il riconoscimento dello status, vanno in questura, fanno le impronte che certificano che quello status è proprio di quella persona lì egli viene consegnata la ricevuta con scritto ELETTRONICO, cioè che quel permesso non ha valore di 6 mesi, ma di 2, 3 o 5 anni, in base alla forma di protezione che ottengono».
Quindi loro con questi permessi semestrali possono cercare un lavoro, avere un medico e tutte le garanzie che ha un cittadino italiano?
«Esattamente. Questo è un documento a tutti gli effetti – mi dice mentre sventola la ricevuta – Possono farsi assumere anche a tempo indeterminato con questa, gli viene assegnato un medico della mutua, gli viene riconosciuta la residenza presso uno dei nostri appartamenti. Inizia un vero e proprio percorso di integrazione all’interno del tessuto sociale del territorio».
I tempi di attesa per l’ottenimento o meno di un permesso di soggiorno elettronico sono estremamente variabili. C’è chi ha ricevuto l’esito dopo due mesi che era arrivato da noi e chi dopo anni ancora non sa nulla.
«La catena ricevuta – permesso giallo si interrompe solo quando il ragazzo ottiene o no il permesso elettronico. Ma su cosa succede quando non viene riconosciuto lo status te lo racconto domani, che ora sono già le 18 e la nostra giornata di lavoro si è conclusa».
A domani.

Quarta parte – La storia continua sul prossimo numero.
A cura di Adele De Pasquale
Tirocinante a Tra Me – Carignano
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