E’ stata appena lanciata l’allerta per emergenza igienico-sanitaria a bordo della nave Mare Jonio, dove sono rimasti 34 migranti naufraghi dopo che ieri 64 persone sono state trasbordate su una motovedetta della Guardia Costiera. Le immagini dell’intervento della motovedetta raccontano tutta la crudeltà di scelte politiche spericolate.

Ai coraggiosi uomini della Guardia costiera l’ordine per il trasbordo è arrivato solo nelle ore più buie e con onde di oltre un metro che hanno messo in pericolo l’intera operazione.

Nel filmato in esclusiva di Avvenire, girato dal fotoreporter Francesco Bellina, si vedono neonati passati di mano da una nave all’altra, sempre con il timore che qualcuno potesse cadere in acqua a causa delle continue spinte dei marosi. Una lotta contro il tempo per scongiurare un peggioramento delle condizioni meteo marine, mentre i migranti venivano presi a bordo senza il giubbetto di salvataggio. Supplizio inferto anche alle donne in gravidanza, alcune vicinissime al parto, costrette a compiere uno sforzo impossibile saltando dal portellone della Mare Jonio al tubolare della motovedetta.

E si deve solo alla perizia dell’equipaggio di Mediterranea e alla straordinaria esperienza dei marinai della Guardia costiera se alla fine tutto è andato per il meglio. Mentre i bambini piangevano (anche se qualcuno invece sorrideva pensando a un gioco, beata ingenuità dei piccoli), tolti dalle braccia delle mamme per venire afferrati dai guardacoste e dagli abbracci degli operatori del Sovrano Ordine di Malta imbarcati sulla motovedetta con una interprete della Organizzazione internazionale dei migranti.

L’intera operazione avrebbe potuto svolgersi con la luce del giorno. Ma la protervia dell’ormai ex ministro dell’Interno ha impedito che Mare Jonio non solo attraccasse nel porto di Lampedusa, che potesse avvicinarsi in acque italiane al riparo dal vento e con onde che avrebbero reso meno rischioso il trasbordo.

La situazione per Mediterranea è però difficile. “La criticità igienico sanitaria a bordo della nave Mare Jonio, particolarmente evidente da quando abbiamo effettuato il soccorso in acque internazionali di un rubber boat in distress con 98 naufraghi, ovvero 48 ore fa”, si legge nel messaggio con cui dal ponte di comando si richiedono indicazioni urgenti per chiudere il caso.

“Abbiamo rifiuti di otto giorni di navigazione, incrementati in maniera significativa da 48 ore, per la presenza degli indumenti tolti ai naufraghi impregnati di benzina e di deiezioni e successivamente di materiale gastrico per vomito da “mal di mare”.
A ciò – si legge nella richiesta alle autorità – si aggiunge l’assenza di acqua lavanda da circa due giorni per guasto tecnico alla pompa dell’impianto idrico, problema non risolvibile con l’invio di bottiglie d’acqua”.

Per queste ragioni “ritieniamo pertanto che per la tutela della salute dell’equipaggio, del personale di bordo e dei naufraghi, data, in queste condizioni, la possibile diffusione di malattie comunitarie come ad esempio la scabbia (due casi conclamati a bordo) sia necessario ed urgente l’approdo in porto”.

In alternativa è stato richiesto “il trasferimento a terra immediato dei 34 naufraghi presenti a bordo”. A confermare la gravità delle condizioni sulla nave c’è il refertodel coordinatore sanitario Stefano Caselli e del medico Donatella Albini, che già ieri hanno firmato un referto che ha allarmato le autorità a tal punto da disporre il trasbordo, seppure in acque internazionali, del gruppo di bambini, minori non accompagnati e donne in gravidanza. Uno spettacolo drammatico che esprime, meglio di ogni analisi, il cinismo di scelte compiute senza alcun rispetto della vita umana dei migranti e della vita nascente.

 

Fonte: Avvenire